mercoledì 16 gennaio 2013

I nostri “politicanti” parlano del Sud!

E parlano del Sud. Ma dove sono i veri “meridionalisti” o i politici che amano seriamente queste terre. Molti governanti specialmente in periodi come questi, sotto elezione, si incamminano per questi mondi, lontani e fuori tempo, promettendo di tutto, con bugie lunghe secoli. Inutile elencarne la lista. Disincantato e perplesso mi chiedo: per noi del sud, la Calabria è in Italia. Personalmente penso di no! Chiedo a chi ha retto le istituzioni politiche negli ultimi trenta, quarant’anni, per rimanere nell’orizzonte temporale tangibile; ma veramente pensate e siete convinti che la Calabria si trovi in Italia, quindi in Europa? Permettetemi di esprimere delle perplessità. L’attuale territorio, emarginato e misero, è all’ultimo posto negli elenchi nazionali e stranieri, per i tanti segnalatori economici, per criminalità e delinquenza organizzata, per scarsi servizi, per vivibilità in genere e per una disoccupazione imperante. Lor signori, si riempiono la bocca, quando parlano di ambiente e bellezze naturali, di clima e tramonti, di arte e cultura, folklore e gastronomia. Tutto meraviglioso e suadente, ma non basta ahimè. E qui scatta la rabbia. Da sole, queste particolarità, questi miracoli della natura, non soddisfano la condizione per intercettare attività turistica e portare ricchezza. Ed allora l’uomo, questi uomini che hanno retto le sorti delle nostre terre lontane e sfortunate , cosa hanno messo di loro, cosa hanno fatto per evitare una politica che ha saccheggiato un territorio. Cosa si è costruito per sfuggire ad un sistema corrotto e guasto solo fine a se stesso, quindi inutile. E a gran voce si chiede. Dove sono le infrastrutture, gli aeroporti le metropolitane. Dove sono le industrie e le aziende. Dove cercare per trovare lavoro e certezze. Dove sono gli eventi, i concerti, le manifestazioni, le biennali per far conoscere l’arte e gli uomini, per attirare folle ed opportunità come nel nord. Dove sono le opere, che segnano il tempo e rendono più gradevole la vacanza e l’habitat Dove trovare gli impulsi, gli stimoli, gli incentivi visibili e godibili da tutti. Dove trovare le strutture d’eccellenza medica, qui da noi, per sentirsi sicuri d’essere curati e protetti in casa propria e non malati in cerca di cure in parti d’Italia dove ti considerano nemico. Cosa si è fatto, dalla parte politica, per evitare di farti sentirti male, quando qualcuno indica la tua terra come una cosa maledetta e pericolosa, da scansare come una brutta patologia. Niente di niente. Nessuna risposta a niente. Il più assoluto silenzio, giorno dopo giorno, anni dopo anni. Rompono la monotonia, ogni cinque anni, soltanto gli applausi modulati e avvinti di calabresi sprovveduti o interessati che inneggiando i loro soliti beniamini, decidono e stabiliscono che nulla cambi.

domenica 13 gennaio 2013

Votare? Non abbiamo scampo: ha già deciso tutto Bruxelles

Sembra «la boutade di un fesso, tanto è scioccante», ammette Barnard nel suo blog, ma insiste: il suo lavoro di ricerca, suffragato da documentazioni e testimonianze, comprova che la democrazia è stata ormai completamente svuotata. Si invoca, giustamente, la Costituzione italiana? Peccato che la stessa Carta costituzionale non abbia più un vero valore sovrano, «essendo stata sottomessa alla legge europea fin dal 1991», e il Trattato di Lisbona stabilisce che la Costituzione europea si pone al di sopra delle Costituzioni nazionali, delegando alla Corte Europea di Giustizia la risoluzione dei conflitti. «La legge europea, redatta unicamente dalla Commissione Europea di tecnocrati che nessuno elegge – continua Barnard – ha supremazia su ogni legge nazionale italiana. Ne consegue che il Parlamento nazionale è esautorato nella sovranità». Il ruolo subordinato dei Parlamenti nazionali nella nuova Europa significa che “essi dovranno fare gli interessi dell’Unione prima che i propri”, come sancito dai trattati. «Il governo italiano non ha più alcuna sovranità nelle politiche economiche, di bilancio e sociali», aggiunge Barnard. «Questo significa aver perso il 99,9% del potere di un governo». Ciò accade a causa dei trattati europei che l’Italia ha firmato e ratificato, trasformandoli in legge nazionale, fino a costringere governo e Parlamento a vincoli rigidissimi: a cominciare dalla spesa pubblica, ormai insignificante (non oltre il 3% del Pil), che dovrà scendere allo 0,5% del prodotto interno lordo. «Il pareggio di bilancio – continua Barnard – va inserito nella Costituzione, come sancito dal Fiscal Compact». Tradotto: «Significa che il governo deve spendere 100 e tassarci 100, lasciando a noi cittadini e imprese esattamente 0 denaro». Unica nostra alternativa: «Erodere i risparmi o indebitarci con le banche». Questo, conclude Barnard, è precisamente l’impoverimento automatico che oggi chiamiamo “la crisi”. «L’Italia ha ubbidito e ha messo in Costituzione il pareggio di bilancio, ma ora sapete che non è stata affatto una scelta parlamentare per il bene del Paese, ma una costrizione esterna dettata dalla minaccia di sanzioni europee». D’ora in poi, il governo dovrà quindi «sottomettere la legge di bilancio alla Commissione Europea prima che al Parlamento, e solo dopo l’approvazione di Bruxelles potrà interpellare i deputati». Attenzione: «Se il governo sgarra, potrà essere multato di miliardi di euro». Di fatto, il governo italiano concede alla Commissione Europea il potere di intervenire sulle politiche nazionali del lavoro, sulla tassazione, sul welfare, sui servizi essenziali e sui redditi per imporre tagli e maggiori tasse (imporre, non suggerire). La competitività italiana sarà giudicata da Bruxelles in rapporto al contenimento degli stipendi e all’aumento della produttività: «Gli stipendi pubblici devono essere tenuti sotto controllo per non danneggiare la competitività», e la sostenibilità del debito nazionale «viene giudicata a seconda della presunta generosità di spesa» nei settori chiave: sanità, welfare e ammortizzatori sociali. Idem le pensioni e gli esborsi sociali: devono essere riformati «allineando il sistema pensionistico alla situazione demografica nazionale, per esempio allineando l’età pensionistica con l’aspettativa di vita». E non è tutto. L’Italia, Stato dell’Eurozona, dovrà chiedere l’approvazione alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo prima di emettere i propri titoli di Stato. «Anche qui, la funzione primaria di autonomia di spesa dello Stato sovrano è cancellata», grazie al Fiscal Compact. Inoltre, se l’Italia dovrà chiedere un aiuto finanziario al Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, sarà obbligata a sottoscrivere, in accordo con la Commissione Europea, col Fmi e con la Bce, un Memorandum dove si vincola a obbedire a tutto ciò che Mes e Fmi le imporranno, nonché a tutti i trattati coi loro vincoli, a tutte le condizioni del prestito, persino a critiche e “suggerimenti”. Il Parlamento italiano, quello che gli elettori sono chiamati a rinnovare a febbraio, «non ha alcuna voce in capitolo neppure qui». Infine, Mario Draghi: per statuto, il governatore della Bce ha il potere di «ricattare qualsiasi banca italiana» attraverso le prerogative della Struttura di Controllo del Rischio, «e anche qui il governo italiano è impotente». Avendo perduto con l’ingresso nell’Eurozona la sua moneta sovrana, l’Italia dipende dai mercati di capitali internazionali per ricevere ogni centesimo di euro che spende per la vita dello Stato, «per cui è da essi ricattabile al 100%». In altre parole: «Il governo, il Parlamento, i cittadini, la Costituzione sono alla mercé dei mercati, interamente». Le elezioni? «Voterete dei morti, impotenti, inutili, senza alcun reale potere», si sfoga Barnard. «Dobbiamo urlare alla politica che noi sappiamo tutto questo, e che loro devono promettere all’elettorato di portarci fuori da questo orrore europeo con un voto di orgoglio e di salvezza nazionale».
Tratto da: Votare? Non abbiamo scampo: ha già deciso tutto Bruxelles | Informare per Resistere - Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!