giovedì 29 ottobre 2009

Nave dei veleni: Identificato il relitto,domani le novità!






La nave nei fondali di Cetraro ha un nome e cognome. 
Identificato il relitto della nave al largo di Cetraro. A darne l’annuncio il Capo del reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto, Federico Crescenzi, a bordo della Oceano Mare, sul teatro delle operazioni. I risultati verranno, secondo quanto appreso, resi noti domani alle 11 a Roma, nella sede della Direzione nazionale antimafia, nel corso di una conferenza stampa.

mercoledì 28 ottobre 2009

Il Comitato “Natale De Grazia”: Trasparenza sulle indagini

Il Comitato “Natale De Grazia”, alla luce delle dichiarazioni del ministro Prestigiacomo, ribadisce la necessità del recupero integrale del relitto col suo carico per fugare qualsiasi dubbio che si è ormai insinuato nell’opinione pubblica calabrese e nazionale e che si riflette negativamente sulla già fragile economia regionale. Proprio per questo il Comitato chiede che le indagini su questa vicenda siano improntate sulla massima trasparenza.
Per fare questo occorre che a bordo della nave “Oceano” siano presenti tecnici delegati da enti rappresentativi come la Regione Calabria, l’Arpacal e da Associazioni ambientaliste riconosciute. Questo al fine anche di comprendere meglio il protocollo scientifico adottato per portare avanti le analisi sul materiale recuperato a bordo del relitto.
In altre parole il Comitato “Natale De Grazia” auspica che alle indagini in mare sia data la stessa attenzione di quelle che si stanno attualmente conducendo a terra nella valle dell’Oliva: in questi siti, infatti, le campionature verranno analizzate e comparate da quattro enti differenti, a garanzia di trasparenza e obiettività.
Resta comunque assodato che il tentativo di ridurre l’allarme sul relitto di Cetraro, non distoglierà l’attenzione dal problema dello smaltimento illecito di sostanze tossiche e radioattive in Calabria di cui esistono riscontri oggettivi. Ne sono prova i ritrovamenti di materiale contaminato da cesio 137, da metalli pesanti e da sostanze tossiche e nocive non prodotte in Calabria, sepolte in località Oliva, Valle del Signore, e in altri siti. Vicende che si sommano ai drammi dei rifiuti della “Pertusola Sud” di Crotone e la “Marlane” di Praia a Mare.



Sulla vicenda delle cosiddette “navi a perdere”, inoltre, non bisogna dimenticare che esiste già una sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato definitivamente nel 2001 gli armatori della Rigel per affondamento doloso, avvenuto a largo di Capo Spartivento (RC).
Pertanto, non tranquillizzano le dichiarazioni di quanti si affannano a smorzare l’allarme ambientale per la Regione Calabria ed il Comitato resterà vigile sugli sviluppi delle vicende delle “navi a perdere” così come anche su tutti gli altri casi di inquinamento tossico e radioattivo della nostra Regione.
Per questo nei prossimi giorni significheremo alle procure competenti la costituzione quale parte offesa nelle varie inchieste giudiziarie che interessano episodi di smaltimento illecito di sostanze tossiche e radioattive in Calabria ed inviteremo anche le altre associazioni ed enti locali a fare altrettanto.

Nave dei veleni. Greco: Completare le indagini


“Quel che sostengo da settimane è ben noto. Il sottosegretario Menia non può interpretarlo a modo suo per giustificare i ritardi del governo o credere di illudere la gente. Ho detto e ribadisco che noi vogliamo solo sapere cosa c’è nei fusti contenuti nella nave affondata al largo di Cetraro. Se c’è acqua minerale tanto meglio.
Purtroppo, per ora, Menia non è grado di garantire nulla”. Così, dall’Australia dove si trova per motivi istituzionali, l’assessore regionale all’ambiente dalla Regione Calabria, Silvio Greco replica al sottosegretario all’ambiente Roberto Menia. “Vogliamo sperare soltanto – aggiunge Greco – che il ministero dell’ambiente faccia proprio l’auspicio del presidente della Commissione bicamerale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti Pecorella il quale non fa che avvalorare la richiesta mia e del presidente Loiero affinché, Cunski o non Cunski si accerti cosa essa contiene.
I calabresi non si accontentano certamente delle rassicurazioni generiche fin qui avute”. “Bisogna completare le indagini – conclude l’assessore Greco – e poi estenderle per la ricerca di altre, cosiddette, ‘navi dei veleni’, effettuare le indagini a terra ed eventualmente bonificare.
Questo chiede la Regione, questo chiedono i sindaci e questo chiedono i calabresi. E compete solo al governo dare risposte, possibilmente in tempi brevi, in tempi di emergenza. Nella speranza che siano rassicuranti”.

martedì 27 ottobre 2009

Grasso: un’entità esterna dietro la strage di Capaci



La strage di Capaci fu opera di Cosa nostra, ma resta il sospetto che ad essa abbia partecipato "un'entità esterna". Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia rilancia i dubbi sul fatto che l'uccisione di Giovanni Falcone sia completamente riconducibile alla mafia. Grasso lo ha fatto parlando davanti alla Comissione nazionale antimafia:
"Non c'è dubbio che la strage che colpì Falcone e la sua scorta siano state commesse da Cosa Nostra - ha detto Grasso - . Rimane però l'intuizione, il sospetto, chiamiamolo come vogliamo, che ci sia qualche entità esterna che abbia potuto agevolare o nell'ideazione, nell'istigazione, o comunque possa aver dato un appoggi all'attività della mafia".
I dubbi del procuratore Davanti alla commissione, dopo aver citato numerosi passaggi delle sentenze sulla vicenda, il procuratore si pone un quesito che gira ai commissari: perché si passò dall'ipotesi di colpire Falcone mentre passeggiava per le strade di Roma all'attentato con 500 chilogrammi di esplosivo, collocato a Capaci? La scelta dell'attentato, ha detto Grasso, ha una modalità "chiaramente stragista ed eversiva". "Chi ha indicato a Riina queste modalità con cui si uccide Falcone? Finchè non si risponderà a questa domanda sarà difficile cominciare ad entrare nell'ordine di effettivo accertamento della verità che è dietro a questi fatti", ha aggiunto il procuratore.
L'elenco dei bersagli In precedenza, Grasso aveva ricordato che inizialmente Falcone era in un elenco di obiettivi da colpire a Roma, elenco che comprendeva anche il ministro Martelli, il giornalista Andrea Barbato e Maurizio Costanzo. Oltre a fare i sopralluoghi per colpire Costanzo, i mafiosi a Roma frequentavano noti ristoranti per verificare se il giudice vi andasse a cena.
Il cambio di strategia Secondo la ricostruzione di Grasso, a un certo momento, nel marzo 1992, il mafioso che era stato incaricato di eseguire i sopralluoghi venne informato da Totò Riina che non c'era più bisogno di colpire Falcone a Roma, perché si era "trovato qualcosa di meglio".
Le reazioni - "Le parole di Grasso - ha detto Walter Veltroni, commissario antimafia - sono una ricostruzione importante di quel periodo decisivo nella recente storia italiana. L'attacco della mafia allo Stato fu virulento e quando Grasso dice che nella modalità stragista ci possa essere il sospetto di un'entità esterna, afferma cose di grandissima importanza così come quando parla della cosiddetta trattativa tra la mafia e lo Stato".
fonte: La Repubblica





Prestigiacomo:Il relitto di Cetraro non è la Cunski



Il relitto nei fondali delle "secche delle vedove" non è la nave dei veleni Cunski.
Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha reso noto che il relitto che si trova negli abissi del mare di Cetraro “non corrisponde alla caratteristiche della nave Cunski. Questo quanto emerge dai primi rilevamenti della “Mare Oceano”, la nave, inviata dal ministero dell’Ambiente, che sta svolgendo gli accertamenti sui fondali del Tirreno”.
L’annuncio del ministro è stato accompagnato dalle parole di Federico Crescenzi, il capo del reparto ambientale marino del Corpo delle Capitanerie di porto che, a bordo della “Mare Oceano” è impegnato nelle operazioni di analisi della nave che si trova sul fondale di Cetraro. Crescenzi, infatti, ha dichiarato che “dai rilievi fotoacustici che abbiamo realizzato, emerge con una certa chiarezza che, dalla struttura di quanto rilevato sul fondo, quella non è la nave Cunski”.

La morfologia del relitto, rileva quindi il ministro dell'Ambiente risulta diversa da quella della Cunski. «In particolare è stato rilevato che il cassero della nave affondata si trova nella zona centrale mentre quello della Cunski era a poppa», ha riferito il ministro.
«Tutte queste operazioni - sottolinea la Prestigiacomo - continueranno in coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e il Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera a disposizione di questo ministero al comando del Capitano di Vascello Federico Crescenzi al quale rivolgo uno speciale plauso».

venerdì 23 ottobre 2009

Nave dei veleni: Individuare i responsabili


Individuare i responsabili dell’affondamento della nave dei veleni e le connivenze politiche. Avviare subito la bonifica per tutelare l’ambiente e la salute dei calabresi.
Domani il Prc nazionale sarà presente alla manifestazione di Amantea con una delegazione composta da Maria Campese, della segreteria nazionale e responsabile ambiente del partito, Giovanni Russo Spena e Alfio Nicotra della direzione nazionale e con il segretario regionale Nino De Gaetano.
Il governo fino ad oggi ha messo la testa nella sabbia e ha cercato di minimizzare la gravità della situazione – ha affermato il responsabile nazionale Movimenti del Prc Alfio Nicotra – rompere questa inaccettabile omertà è l’obiettivo principale della manifestazione alla quale aderiamo con grande convinzione.” “Mentre Scajola irresponsabilmente riporta l’Italia nell’avventura del nucleare – conclude l’esponente del Prc – si cerca di mettere il silenziatore a crimini fatti contro l’ambiente e la salute delle popolazioni. Oggi sono queste scorie, di cui ancora non conosciamo la natura e la provenienza, a trasformare i nostri mari in pattumiere, domani potrebbero essere quelle provenienti dalle centrali atomiche.
A chi considera il Sud una pattumiera per i loro sporchi affari, domani dimostreremo che c’è una Calabria che resiste e che non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa .”

Dopo il maltempo la “Mare Oceano” di nuovo pronta



La “Mare Oceano, nave che il ministero dell’Ambiente ha fatto giungere in Calabria per effettuare le analisi del contenuto dell’imbarcazione affondata negli abissi del mare di Cetraro, è di nuovo pronta a compiere i rilievi che erano stati interrotti ieri a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Sebbene la nave sia tornata sul luogo in cui dovrà compiere i controlli, non è, tuttavia, nella situazione ideale per operare a pieno regime, a causa del forte vento che sta agitando le acque in queste ore.
A bordo della “Mare Oceano” vi sono circa 20 persone tra personale tecnico e marinai che hanno il compito di ispezionare eventuali scorie radioattive presenti all’interno della nave che giace a 500 metri di profondità a 11 miglia dalla riva. Se il maltempo cesserà, già nelle prossime ore, saranno avviati i rilievi effettuati tramite le sofisticate strumentazioni di cui si avvale la nave che gode di apparecchiature in grado di renderla operativa 24 ore al giorno.

In nome del popolo inquinato


Con lo storico striscione “In nome del popolo inquinato” restaurato per l’occasione dopo aver accompagnato tutte le più importanti battaglie dell’ambientalismo italiano - dall’Acna di Cengio a Montalto di Castro, fino alla vittoria contro il nucleare - Legambiente domani 24 ottobre sarà ad Amantea, con una nutrita schiera di suoi rappresentanti, soci e volontari, guidati dal presidente nazionale Vittorio Cogliati Dezza, per ribadire la necessità di fare luce rapidamente e in maniera concreta e trasparente su una vicenda che colpisce duramente la Calabria ma che non è certamente solo calabrese: “La verità va cercata con impegno, coinvolgendo possibilmente anche enti attivi sullo scenario internazionale, chiedendo il contributo della comunità scientifica per venire realmente a capo di una situazione grave e pericolosa per la salute e il futuro delle persone e dell’ambiente – ha dichiarato Cogliati Dezza -. E se dobbiamo scongiurare il rischio, come avvenuto nel corso degli ultimi 15 anni, di dannose cadute di attenzione, dobbiamo anche interrogarci e riflettere alla luce di questi fatti, sulle possibili implicazioni legate a un eventuale ritorno al nucleare”.
“La Calabria - ha dichiarato Nuccio Barillà, del Regionale Legambiente – non è solo ‘ndrangheta e rifiuti. C’è una Calabria positiva, sana e operosa che deve essere liberata dalle scorie e dalla criminalità organizzata perché torni ad essere un valore per tutto il Belpaese”. Per questo sabato 24 ad Amantea, Legambiente sfilerà con le magliette simbolo della lotta contro le ecomafie che hanno gestito i traffici delle navi dei veleni, con impresso lo slogan: “Navi dei veleni.
I boss avvelenano la Calabria. Affondiamo la’ndrangheta” e diffonderanno un volantino per chiedere l’impegno di tutte le istituzioni ad assicurare il massimo sostegno alla DDA di Catanzaro e alla Procura di Paola impegnate a fare chiarezza sulla vicenda della nave affondata e del suo carico sospetto e sulla presenza di materiale radioattivo nelle località di Serra d’Aiello e Aiello Calabro; di tutelare la salute dei cittadini e dell’ecosistema marino attraverso un’attività di ricognizione sugli altri luoghi di affondamento di navi, a cominciare da quello della Rigel e l’immediata messa in sicurezza e bonifica dell’area interessata dall’interramento di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi nella provincia di Cosenza.

giovedì 22 ottobre 2009

Il mare agitato fa rientrare la "Nave Oceano"



A causa della cattive condizioni meteo la nave Mare Oceano, inviata dal Ministero dell’Ambiente per i rilievi a Cetraro, è stata oggi costretta a rientrare sottocosta. Intanto l’arrivo, proprio sulla Nave Oceano, della Commissione di inchiesta sulle ecomafie che da ieri in Calabria, che sta eseguendo una serie di sopralluoghi. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Ansa, in alcune zone del comune di Aiello Calabro (Cosenza) sarebbe stato rilevato un ”inquinamento grave con valori radioattivi da tre a sei volte superiori alla norma”.

Altro enigma rimane comunque la nave della Saipem, che secondo alcuni, delle stanze alte romane, doveva iniziare le ricerche.
La nave della Saipem, da Cipro non è mai partita, per mancanza dei “permessi” che lo stesso Ministero e la DDA di Catanzaro avrebbero dovuto rilasciare (stando a quanto riporta la stampa di questi giorni). Ma, anche se fosse partita, i compiti sarebbero stati gli stessi della “Mare Oceano”, della Geolab?

Una piccola e insignificante differenza però, sembra esserci: la nave della Saipem lo avrebbe fatto gratuitamente, la Geolab no. Il direttore commerciale della Geolab di Pozzuoli, Carlo Pinto, intervistato oggi da CNR media, alla domanda: “E' vero che questa nave ha un costo giornaliero di 35mila euro?” Risponde con un no comment: "Non sono autorizzato a parlare della parte economica di questo contratto con il Ministero".
Non si parla dunque dei costi, ma neanche di recuperi, giacché l'unica cosa che sarà fatta, nell'arco di un paio di giorni “ se la situazione meteo permette” sarà l'accertamento dell'identità del relitto e di tracce di radioattività, a maggior ragione diventa lontana anni luce la possibilità di monitoraggi più ampi per verificare l'eventuale presenza di altri relitti simili a questo, davanti alle coste calabresi e non solo.



mercoledì 21 ottobre 2009

Legambiente ascoltata a Roma sulla vicenda “Navi dei veleni”



Si è tenuta ieri pomeriggio a Roma, presso la sede della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti a Palazzo San Macuto, l’audizione di Legambiente sulla vicenda “navi dei veleni”. All’incontro hanno preso parte, per Legambiente, Stefano Ciafani, della Segreteria Nazionale e Nuccio Barillà, del direttivo dell’associazione. Legambiente ha consegnato ai membri della Commissione un corposo dossier con i documenti redatti nel corso di questi anni sulla vicenda, compresa la famosa ordinanza della Capitaneria di Porto di Cetraro che vietava l’attività di pesca nell’area prospiciente il relitto. Nel corso dell’audizione Legambiente ha avanzato al Presidente della Commissione, l’on. Gaetano Pecorella, una serie di proposte per agevolare le inchieste in corso e concentrare l’attenzione sulle piste considerate più significative.

“L’attenzione deve rimanere alta sulla vicenda delle navi dei veleni – ha dichiarato Nuccio Barillà, di Legambiente Calabria – abbiamo quindi sollecitato la Commissione perché le operazioni di monitoraggio presso il relitto rinvenuto nei fondali a largo di Cetraro, affidate dal Ministero dell’Ambiente alla nave in uso alla società Saipem, siano caratterizzate da una vera e propria “operazione trasparenza” costituendo un gruppo di osservatori indipendenti, composto da tecnici qualificati proposti dalla stessa Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, da ricercatori del settore e da rappresentanti di associazioni ambientaliste, che possano supervisionare le operazioni, così come è prassi usuale in molte situazioni analoghe”. Sulla vicenda degli affondamenti sospetti, Legambiente ha chiesto un approfondimento da parte della Commissione, alla luce dei riscontri oggettivi relativi alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fonti che hanno portato al rinvenimento del relitto a largo di Cetraro.
Sarebbe opportuno ad esempio verificare il ruolo avuto da alcuni porti italiani, a partire da quelli di La Spezia, Livorno e Marina di Carrara, da dove sono partite diverse delle navi poi risultate affondate. In particolare, la Commissione dovrebbe farsi promotrice di un’indagine conoscitiva sugli affondamenti delle altre “navi a perdere” descritte da diverse fonti, a partire dalla motonave Rigel su cui andrebbe attivata una rilevazione di dettaglio a largo di Capo Spartivento; andrebbero approfondite le cause che portarono nel 2007 all’ordinanza della Capitaneria di porto di Cetraro che vietò per qualche mese la pesca nei fondali marini antistanti la località cosentina e sui presunti tombamenti di rifiuti in Aspromonte in altri siti sospetti in Calabria, come risultava anche dalla denuncia di Legambiente nel 1994 e dai primi accertamenti investigativi della Procura di Reggio Calabria.
“Occorre proseguire – si legge ancora nel documento presentato nell’audizione odierna - le attività di rilevazione sul campo dei tombamenti di rifiuti pericolosi e/o radioattivi sotto al manto stradale dell’autostrada Garoe - Bosaso in Somalia, perché l’inchiesta giornalistica su questa vicenda sarebbe, com’è noto, uno dei motivi che avrebbe portato all’omicidio nel 1994 della giornalista della Rai Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, come risulta anche dagli approfondimenti operati dalla stessa Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti nelle precedenti legislature”.
E sarebbe fondamentale poi poter ascoltare la testimonianza dell’ing. Giorgio Comerio, personaggio chiave di tante vicende legate alle cosiddette navi dei veleni, definito nel 2004 dall’ex ministro per i rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi “noto trafficante d’armi” e “faccendiere al centro di una serie di vicende legate alla Somalia e all’illecita gestione degli aiuti della Direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo”.
Sarebbe auspicabile anche un’indagine conoscitiva sulle modalità di gestione passata dei rifiuti radioattivi, in particolare nel centro Enea di Rotondella (Mt), in quanto già al centro di indagine da parte dell’allora procuratore di Matera Nicola Maria Pace e dalla procura di Potenza su presunti traffici illegali di scorie in entrata e uscita dal centro di ricerca.
“Chiediamo alla Commissione - ha dichiarato Stefano Ciafani - di sostenere con forza le richieste al Governo formulate dalla mozione parlamentare promossa sulla vicenda dagli Onorevoli Ermete Realacci e Fabio Granata e sottoscritta in maniera bipartisan da oltre 70 deputati che obbliga il Governo a mettere in atto una serie di iniziative volte al recupero dei relitti e alla bonifica delle aree contaminate”. Dopo oltre un’ora di colloquio la Commissione ha deciso di aggiornare la riunione dando appuntamento a Legambiente a martedì prossimo per una nuova audizione.

Manifestazione Amantea: la Calabria non è una Regione di serie B


Piena adesione e partecipazione alla manifestazione nazionale con cui sabato 24 ottobre da Amantea si alzerà forte la voce per dire basta ad una Calabria sopraffatta dalle emergenze ambientali e considerata regione di serie b dalla ‘ndrangheta e dai suoi sporchi traffici e da un Governo centrale completamente assente”.
A ribadirlo, in una nota, Michelangelo Tripodi, assessore regionale all’Urbanistica e Governo del Territorio, nonché segretario regionale e responsabile nazionale del dipartimento per il Mezzogiorno del PdCI, in relazione alla manifestazione nazionale organizzata dal Comitato civico “Natale De Grazia”.
“Serve una grandissima partecipazione perché la vicenda delle navi dei veleni riguarda la salute di tutti i cittadini – spiega Tripodi -. Bisogna protestare con forza per chiedere un serio intervento del Governo, quello targato Silvio Berlusconi e Lega Nord, che nonostante le ripetute sollecitazioni a distanza di oltre un mese dal ritrovamento a Cetraro della motonave russa Cunsky, con a bordo un carico di rifiuti probabilmente radioattivi, ha dimostrato di essere totalmente insensibile e distante rispetto a questo drammatico problema”.
“Da Crotone a Capo Spartivento, da Praia a Mare a Cetraro fino a Villa San Giovanni passando per la valle del fiume Oliva – aggiunge Tripodi – l’emergenza ambientale in Calabria, per troppi anni considerata la pattumiera non solo d’Italia, ma anche d’Europa e del mondo, è veramente devastante. Tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici e radioattivi sono stati sepolti nel territorio e affondati nel mare calabrese.
A Crotone scuole, piazze, abitazioni sono state inquinate da materiali altamente tossici avvelenando i cittadini e soprattutto i bambini. A Praia Mare alla Marlene, la cosiddetta fabbrica della morte, sono stati accertati 40 decessi per tumori tra gli operai e almeno di altri 40 colpiti da diverse forme tumorali e sono state scoperte scorie tossiche anche al centro del paese. Nella valle del fiume Oliva è stata accertata la presenza di un fortissimo tasso di radioattività”.
“Di fronte a scenari spettrali come questo – afferma ancora Tripodi – è necessario rivendicare un ampio e tempestivo piano di bonifica e di messa in sicurezza del territorio e del mare calabrese verificando la presenza di altri relitti sospetti. La Regione Calabria, tramite l’Arpacal e allo straordinario e competente impegno dell’assessore all’ambiente, Silvio Greco, ha fatto e sta facendo la propria parte. Quello che continua a rimanere assente è invece l’impegno del governo nazionale che evidentemente, così come è già accaduto dopo il ritrovamento della ‘Jolly Rosso’, mira a depistare anche le inchieste che si stanno svolgendo alla luce di tutte le vicende gravissime che stanno emergendo. Bisogna recuperare al più presto i fusti sepolti in fondo al mare e analizzarli, informando le istituzioni preposte e l’opinione pubblica su quella che è la reale situazione di pericolo”. “Da Amantea quindi – conclude Michelangelo Tripodi – occorre dare un messaggio di forte unità. Noi come Comunisti Italiani lo faremo, così come lo abbiamo sempre fatto. Insieme a Rifondazione Comunista abbiamo organizzato numerosi pullman che partiranno da tutte le province calabresi e da tantissimi comuni la mattina del 24 ottobre per convergere ad Amantea”. “Per tutti quelli che vogliono partecipare da Reggio Calabria l’appuntamento è fissato alle ore 7 a piazza Garibaldi, di fronte alla stazione centrale”.



martedì 20 ottobre 2009

Nave dei veleni: inadeguata la risposta del governo.


E’ assolutamente insoddisfacente il giudizio di Legambiente sulle dichiarazioni che il Sottosegretario all’Ambiente, on. Menia, ha rilasciato durante l’incontro odierno con una folta delegazione di Sindaci del tirreno cosentino e l’assessore all’Ambiente regionale Silvio Greco.
“Il mandato assegnato alla nave Oceano Mare della Geolab non va al cuore del problema, - ha dichiarato Nunzio Cirino Groccia, della segreteria nazionale Legambiente che ha preso parte all’incontro - ma continua a cincischiare con analisi al contorno. E’ necessario a questo punto affrontare il cuore della vicenda, ovvero il contenuto del relitto e, nello specifico, sapere cosa contengono i fusti stivati nella nave.
E’ passato quasi un mese e mezzo dal ritrovamento di un relitto del quale non si conosce ancora neppure il nome. Ci sembra questo - ha concluso Cirino Groccia - un segnale di pericolosa sottovalutazione di una vicenda che continua a gravare pesantemente sulla regione Calabria e sui suoi abitanti”.

"Mare Oceano" arrivata a Vibo


E’ arrivata intorno alle 16.30 di ieri 19, al porto di Vibo Valentia, la nave “Mare Oceano”, incaricata dal governo di intervenire sul relitto di Cetraro. Rimarrà ormeggiata a Vibo per poi spostarsi, probabilmente oggi, sulla costa cosentina. Non è ancora chiaro che tipo di attività andrà a svolgere. Si tratta di una nave oceanografica appartenente a una ditta campana, non attrezzata, secondo fonti ufficiose, per il recupero dei fusti contenuti nel relitto. Si ritiene perciò che la Mare Oceano andrà a scattare altre fotografie e fare ulteriori prelievi di flora e fauna marina. Nulla, dunque, di quanto necessario per far fare il salto di qualità all’inchiesta avviata dalla procura di Paola e ora nelle mani delle Dda di Catanzaro e Reggio Calabria, nulla che consenta di verificare se quanto riferito dal pentito della ‘ndrangheta reggina Francesco Fonti sia vero: cioè che quella a 11 miglia e 800 metri a largo di Cetraro sia la nave Cunski, affondata dai clan calabresi nel 1992 con il suo carico di 120 bidoni di scorie radioattive.
L’assessore all’Ambiente della Regione Calabria, Silvio Greco, dice di non aver ricevuto finora alcuna comunicazione ufficiale sull’arrivo della nave e chiede di sapere quale sia la sua “mission”, augurandosi che tra i suoi interventi sia prevista, appunto, la caratterizzazione del carico. Chiede anche di sapere che fine abbia fatto la nave della Saipem, società dell’Eni, attrezzata per questo tipo di attività e il cui invio era stato annunciato dal ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo i primi di ottobre. Da allora non se ne ha notizia.



Il Papello del Cavaliere


Influenza suina: spunta una lettera del governo inglese ai neurologi. Dopo il vaccino aumento della Guillain-Barrè


I reporter inglesi (che salvo i casi delle testate "gossippare" sono veramente reporter, non come in Italia) hanno intercettato una lettera riservata dal ministero della salute inglese indirizzata ad oltre 600 neurologi.
Nella comunicazione si invitano tutti i medici a prestare attenzione perchè a seguito della indiscriminata campagna vaccinatoria degli ultimi tempi, si è potuto constatare un aumento vertiginoso dei casi di sindrome da Guillain Barrè.
Si era sentito parlare di questo possibile effetto collaterale dei vaccini odierni, ma questa volta è addirittura un governo a mettere in allarme la comunità medica, ovviamente in sordina e cercando di non fare troppo chiasso.
Fortunatamente questa sindrome nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente nel giro di pochi mesi, o un anno circa, lasciando pochi strascichi, ma… Sapete che cosa vuol dire cuccarsi questa sindrome?
Dunque:
si inizia con strane sensazioni agli arti e alle dita, poi con dolori veri e propri. La malattia colpisce tutti i nervi periferici e si può arrivare a tetraplegia completa, nel giro di pochissimo tempo. Immaginatevi di svegliarvi alla mattina con una strana sensazione alle estremità, poi di avvertire verso sera dei dolori acuti e improvvisi in zone assurde del corpo. Sono i vostri nervi che mandano messaggi strampalati al cervello ma a voi questo non dice nulla. L’unica cosa di cui vi accorgete sono i dolori e la progressiva perdita di funzionalità degli arti.

In pochi giorni potreste ritrovarvi su una sedia a rotelle oppure sdraiati su un letto e intubati, perchè la GBS porta ad arresti respiratori e cardiocircolatori improvvisi. E voi non capite un cazzo, perchè con la sanità italiana prima che vi pongano la diagnosi corretta è capace che siete crepati dodici volte.

Il tutto perchè un governo ha voluto imporre, con la forza o con la coercizione mediatica, un vaccino di merda.


domenica 18 ottobre 2009

la " Mare Oceano" al largo di Cetraro per ricerche!



La nave “Mare Oceano” specializzata in ricerche sottomarine, approderà domani, secondo le ultime notizie, nel porto di Vibo Valentia da cui farà poi rotta verso la zona a largo di Cetraro in cui è stato individuato il relitto che si sospetta possa contenere rifiuti pericolosi radioattivi.


Le ricerche sul fondale saranno effettuate tramite un robot “ROV” (Remotely Operated Vehicle) di quarta generazione in grado di operare in profondità trasmettendo immagini ad alta definizione, operando prelievi, carotaggi e rilevazioni di radioattività.

Tutte queste attività saranno attuate sulla base delle indicazioni della Direzione Distrettuale Antimafia che coordina le indagini sul relitto carico di radioattività.


Le operazioni saranno seguite costantemente dal Ministero dell’Ambiente che, mercoledì svolgerà una missione in Calabria, con una delegazione incontrerà la Direzione Distrettuale Antimafia, gli enti locali e la comunità di Cetraro.

venerdì 16 ottobre 2009

Ecco il papello della mafia!

Eccolo trascritto nei dodici punti  il papello che è stato consegnato stamane dagli avvocati di Ciancimino ai giudici.  

Un primo grande indizio: negli anni delle stragi lo Sato scese a patti con la mafia.


lunedì 12 ottobre 2009

Cetraro: protesta dei pescatori





Cetraro, 12 ott. - (Adnkronos) - I pescatori di Cetraro hanno bloccato questa mattina la stazione ferroviaria per protesta contro la situazione determinatasi dopo il ritrovamento della cosiddetta 'nave dei veleni' che ha fortemente pregiudicato le attività connesse alla pesca. "Su tutta la costa tirrenica - riferiscono i pescatori - le vendite di pesce sono calate vistosamente, al punto da pregiudicare la sopravvivenza delle famiglie che si reggevano con quest'attività'".

 

I pescatori, supportati dalla popolazione, protestano pacificamente sui binari dalle 9.30. Chiedono l'attivazione di misure per il loro sostegno. Trenitalia ha organizzato nel frattempo un servizio sostitutivo di trasporto per i passeggeri tra Paola e Capo Bonifati.



sabato 3 ottobre 2009

Firma anche TU la petizione!!: LIBERI DALLE SCORIE





Di seguito troverete l’editoriale del direttore de “il Quotidiano della Calabria”, Matteo Cosenza.
Invito i lettori di questo BLOG ad aderire recandosi sul sito de il Quotidiano e firmando la petizione.
Grazie Rosalbo Santoro

Dal Quotidiano una petizione per rimuovere i veleni dal mare e dalla terra. Calabria radioattiva.
Atto a Berlusconi “Liberi dalle scorie, firma anche tu”
di Matteo Cosenza


La più grave delle sciagure incombe sulla Calabria: un nemico oscuro che può attentare, se non lo ha già fatto, alla salute di tutti. Ed è questa gravità a spingerci a realizzare l’iniziativa che lanciamo oggi.

Da ormai un mese non parliamo che di veleni, di materiali radioattivi, di mare a rischio, di navi trasformate in bombe chimiche, di suoli violati e, quindi, infidi. Lo facciamo ininterrottamente da quel pomeriggio in cui si ebbe la conferma che il sospettato relitto si trovava esattamente nel luogo indicato al largo di Cetraro, con il suo carico malefico di cui immagini più o meno nitide di fusti indicavano la presenza.
L’allarme che da anni aleggiava su questa terra e sul suo mare si è materializzato e allora tutti gli altri sospetti, le soffiate, le confessioni di pentiti più o meno credibili e soprattutto i silenzi assordanti di chi sa e tace hanno assunto proporzioni enormi.

Si è capito che la Calabria, complici i suoi figli degeneri - quella ‘ndrangheta vile e senza onore che è il cancro di questa terra - è stata probabilmente la pattumiera di tutte le schifezze indigeste del nostro Paese e non solo.

Tutto è da accertare, dalla quantità e qualità dei materiali scaricati in mare o sotto terra all’entità dei danni prodotti alla natura e alla gente. E quello che accade non riguarda solo la Calabria, per quanto qui si avrebbero le conseguenze peggiori, ma l’Italia intera: è una faccenda più grande di Seveso, che pure rappresenta la più grande emergenza ambientale della nostra storia.

Occorre, dunque, un grande impegno della comunità nazionale e segnatamente del Governo per garantire nell’immediato la ricognizione puntuale di tutte le aree a rischio, marine e terrene, la bonifica e tutto quello che serve a rassicurare la gente anche eventualmente in termini di prevenzione e cura.

Mentre, naturalmente, si devono accertare tutte le responsabilità e perseguire gli autori e i mandanti di quanto è accaduto, chiarendo fino in fondo il ruolo dei servizi segreti.

In secondo luogo, pur tra allarmi e preoccupazioni crescenti, da più parti è stata rilevata una singolare assenza di iniziative da parte della collettività. Le mamme di Crotone, che protestano per chiedere la sicurezza dei loro figli che studiano e vivono su terreni compromessi dalle scorie dell’industria che fu, sono un’eccezione.

Non mancano le dichiarazioni o le interrogazioni di forze politiche e parlamentari, ma il rituale è il solito. D’altro canto mancano le sedi e i luoghi che una volta consentivano alla gente di partecipare alla vita collettiva.

In questi giorni ne abbiamo discusso, anche con associazioni dalla storia consolidata come Legambiente, e da questi due elementi - la dimensione del problema e l’assenza di una adeguata iniziativa pubblica - è nata l’idea della petizione al Governo.

Non contiene proclami o considerazioni, bensì ricorda asciutti dati di fatto e soprattutto chiede interventi precisi: la Calabria non può essere lasciata sola perché, anche volendo, non ha gli strumenti, le risorse e le competenze per affrontare un’emergenza strutturale di queste proporzioni. Tocca allo Stato, finché riusciremo a garantirne l’unità da Nord a Sud, fare la sua parte.

E la deve fare non solo perché è suo dovere, non solo perché lo chiedono le autorità pubbliche ma perché lo invoca un’intera comunità che è vittima di immondi traffici nazionali e internazionali.


Ci auguriamo che siano in molti a firmare la petizione. I primi che lo hanno fatto sono calabresi che amano e onorano la loro terra e che con entusiasmo hanno sottoscritto questo atto di fiducia e speranza. Per rivendicare il diritto a una Calabria libera dalle scorie chiediamo a tutti di firmare.


Basterà collegarsi al nostro sito “www.ilquotidianodellacalabria.it”, cliccare il banner “Liberi dalle scorie” e seguire le poche,semplici istruzioni, oppure utilizzare il tagliando che trovate sul giornale, compilarlo e farlo pervenire via fax (0984853893) o per posta o consegnandolo direttamente alle nostre redazioni. Le adesioni presentate attraverso il tagliando saranno trasferite sul sito e lì contate e registrate.

Ogni giorno sarete informati attraverso il giornale e il sito sull’andamento della sottoscrizione e tra qualche settimana la petizione con tutte le firme sarà consegnata a Palazzo Chigi dove una terra poco ascoltata per colpe sue e per responsabilità esterne potrà far sentire chiara e possente la sua invocazione di aiuto.