martedì 27 ottobre 2009

Grasso: un’entità esterna dietro la strage di Capaci



La strage di Capaci fu opera di Cosa nostra, ma resta il sospetto che ad essa abbia partecipato "un'entità esterna". Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia rilancia i dubbi sul fatto che l'uccisione di Giovanni Falcone sia completamente riconducibile alla mafia. Grasso lo ha fatto parlando davanti alla Comissione nazionale antimafia:
"Non c'è dubbio che la strage che colpì Falcone e la sua scorta siano state commesse da Cosa Nostra - ha detto Grasso - . Rimane però l'intuizione, il sospetto, chiamiamolo come vogliamo, che ci sia qualche entità esterna che abbia potuto agevolare o nell'ideazione, nell'istigazione, o comunque possa aver dato un appoggi all'attività della mafia".
I dubbi del procuratore Davanti alla commissione, dopo aver citato numerosi passaggi delle sentenze sulla vicenda, il procuratore si pone un quesito che gira ai commissari: perché si passò dall'ipotesi di colpire Falcone mentre passeggiava per le strade di Roma all'attentato con 500 chilogrammi di esplosivo, collocato a Capaci? La scelta dell'attentato, ha detto Grasso, ha una modalità "chiaramente stragista ed eversiva". "Chi ha indicato a Riina queste modalità con cui si uccide Falcone? Finchè non si risponderà a questa domanda sarà difficile cominciare ad entrare nell'ordine di effettivo accertamento della verità che è dietro a questi fatti", ha aggiunto il procuratore.
L'elenco dei bersagli In precedenza, Grasso aveva ricordato che inizialmente Falcone era in un elenco di obiettivi da colpire a Roma, elenco che comprendeva anche il ministro Martelli, il giornalista Andrea Barbato e Maurizio Costanzo. Oltre a fare i sopralluoghi per colpire Costanzo, i mafiosi a Roma frequentavano noti ristoranti per verificare se il giudice vi andasse a cena.
Il cambio di strategia Secondo la ricostruzione di Grasso, a un certo momento, nel marzo 1992, il mafioso che era stato incaricato di eseguire i sopralluoghi venne informato da Totò Riina che non c'era più bisogno di colpire Falcone a Roma, perché si era "trovato qualcosa di meglio".
Le reazioni - "Le parole di Grasso - ha detto Walter Veltroni, commissario antimafia - sono una ricostruzione importante di quel periodo decisivo nella recente storia italiana. L'attacco della mafia allo Stato fu virulento e quando Grasso dice che nella modalità stragista ci possa essere il sospetto di un'entità esterna, afferma cose di grandissima importanza così come quando parla della cosiddetta trattativa tra la mafia e lo Stato".
fonte: La Repubblica





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